Intervista del Corriere Pievese a Marco Cannoni

PDCdP

(dalla testata on line Corriere Pievese)

Allora Marco, dopo l’esperienza da vice sindaco nella legislatura 2014 – 2019, con Fausto Scricciolo sindaco, eccoti pronto per una nuova esperienza amministrativa. Mi risulta che all’interno del Pd ci sia stato un percorso che ha visto sondare diversi candidati. Qual’è il significato della tua candidatura, quali sono i motivi che ti hanno spinto ad accettarla.

Ciao Gianni, da trentottenne con passate esperienze amministrative sento la necessità di dare un contributo per costruire un progetto per il futuro di Città della Pieve. Penso sia giunto il momento che la mia generazione si impegni e si spenda per costruire nuove opportunità di vita per chi nasce e vive nel nostro territorio. Nell’ultimo anno e mezzo, come Partito Democratico abbiamo ragionato su diversi profili per affrontare al meglio questa sfida elettorale ed è emersa la necessità di individuare un candidato che avesse, come elemento caratterizzante, un’esperienza tecnica politica amministrativa alle spalle e potesse rappresentare al meglio i valori del centro-sinistra.
Tra i nomi che sono stati coinvolti in questo percorso c’è sempre stato anche il mio, in quanto Segretario Comunale del Partito Democratico.
Quando mi è stato chiesto ufficialmente di candidarmi, ho accettato con grande orgoglio e motivazione. Amo Città della Pieve, la città in cui sono nato e cresciuto e sento di poter  rappresentare un’alternativa valida all’amministrazione comunale uscente che negli ultimi 5 anni ha amministrato con scelte politiche spesso sbagliate e non condivisibili.
Mi candido perché vorrei che i valori di riferimento della mia vita quali solidarietà, giustizia, lotta alle diseguaglianze e parità di diritti siano gli stessi della mia comunità e come amministratore vorrei trasmetterli attraverso l’impegno, il dialogo ma soprattutto le azioni.
Mi candido perché vorrei mettere a disposizione della collettività la mia capacità di ascolto e di risolvere i contrasti portando a fattore comune ciò che unisce, attraverso un dialogo costruttivo ed inclusivo.

Nella presentazione che è stata fatta si parla di candidatura del Pd. Non ci sono altri soggetti che che la sostengono? Quindi nessun “campo largo”?

La mia candidatura è naturalmente sostenuta dal Partito Democratico soprattutto per le radici ed i valori di cui con orgoglio mi faccio portatore. Sono cresciuto negli ambienti politici del centrosinistra pievese iniziando a fare politica nei Democratici di Sinistra, poi aderendo al progetto del PD. Mai cambiato rotta o messo davanti alle mie scelte questioni personali.
Il percorso di costruzione del “campo largo”, anche se auspicata negli incontri effettuati con le altre forze politiche del centro sinistra presenti a Città della Pieve, compreso il Movimento 5 Stelle, non ha portato ad una sua formalizzazione ufficiale ma con alcuni partiti, come ad esempio Italia Viva, il dialogo locale e provinciale è andato avanti e si sta lavorando insieme per la costruzione del programma.
La nostra volontà, al di là dei formalismi, è quella di rappresentare i valori del centro sinistra e lo vogliamo fare prima di tutto insieme alle donne e gli uomini che ci stanno sostenendo ed aiutando nella costruzione del programma elettorale.

Quella che ti ha visto presente è stata l’ultima giunta di sinistra, prima della sconfitta del 2019. Quale giudizio avere dato di quella storica sconfitta? Quali insegnamenti ne avete tratto?

Le elezioni amministrative del 2019 risentivano di un clima politico regionale e nazionale avverso al centro sinistra. Anche alcune vicende locali, sia amministrative che personali, hanno inciso negativamente in quella tornata elettorale.
Colgo l’opportunità di questa domanda per ringraziare Simona Fabbrizzi e tutti i candidati eletti e non eletti della lista presentata nel 2019 per il lavoro svolto e l’impegno profuso in quella campagna elettorale ed in questi 5 anni.
Oggi il clima politico a Città della Pieve è diverso e dopo cinque anni molte delle promesse elettorali di cambiamento raccontate dall’attuale amministrazione sono rimaste disattese.
Dal 2019 ad oggi abbiamo cercato di costruire un progetto politico più ampio che superi i personalismi e che si fonda sulla partecipazione ed il dialogo. Per questo, terminata la campagna di ascolto, sarà nostra cura costruire un programma elettorale concreto e realizzabile.

E della Giunta uscente, di Risini sindaco, di questi cinque anni di amministrazione  che giudizio date come Pd?

Il mio giudizio complessivo è negativo. Diciamo che è stata un’amministrazione basata più sull’apparenza che sulla sostanza.
Sono stati messi in campo anche dei buoni interventi, come ad esempio la riqualificazione della pubblica illuminazione con le risorse distribuite a tutti i Comuni d’Italia dal Ministero dell’Interno per l’efficientamento energetico ma rispetto a cinque anni fa non vedo una città più vivibile e con più servizi.
Al contrario vedo una città meno coesa, senza slancio, meno viva e meno attrattiva dal punto di vista turistico, governata da un’amministrazione miope ed ormai superata nel modus operandi,  che vive alla giornata, senza programmazione del futuro.
Dal punto di vista dei servizi pubblici, ad esempio, sono state fatte scelte che non condivido. Una su tutte, la privatizzazione della gestione del servizio dell’asilo nido comunale, da sempre considerato vanto per la nostra città. L’amministrazione poteva contare su un proprio personale dipendente con grandi capacità e formazione ma ha preferito esternalizzare il servizio piuttosto che investire sull’assunzione di ulteriori educatrici per garantire quell’ottimo livello raggiunto nel tempo.
Per non parlare dell’ospedale, su cui è stata costruita quasi tutta la campagna elettorale scorsa e di cui ne è stata sbandierata la riapertura, quando in realtà la richiesta di Ospedale di area disagiata non è stata ottenuta dalla Regione loro “amica”.
Così ad oggi la Casa di Comunità è una scatola vuota dove mancano servizi ambulatoriali essenziali, è carente di medici specialisti ed è priva di tutta la parte di diagnostica che poteva rappresentare un punto di riferimento per il territorio.
Anche per quanto riguarda il turismo credo che siano state perse delle occasioni importanti e che sia stata portata avanti un’azione poco lungimirante. Pensiamo solo al Cinquecentenario della morte del Perugino, un evento che avrebbe dovuto celebrare il nostro pittore e far parlare di Città della Pieve portando turisti da tutto il mondo. Alla fine dei conti si è dimostrata invece un mezzo flop, con numeri di visitatori ed incassi inferiori alle aspettative a causa di scelte sbagliate e mal consigliate, come l’individuazione del periodo di apertura della mostra o la scarsa comunicazione dell’evento.
Siamo una città che non cresce in numero di presenze e con una diminuzione del numero di notti di permanenza dei visitatori. La stagione turistica si concentra in un periodo dell’anno troppo ristretto ed è necessario secondo me investire su degli eventi che ci permettano di essere attrattivi in periodi di bassa affluenza turistica. In quest’ottica noi abbiamo in mente due manifestazioni che vorremmo presentare e che rappresenterebbero una risposta a questa esigenza.
Sempre per mancanza di progettualità e di visione, il Comune di Città della Pieve si è visto sfuggire numerose opportunità per ottenere finanziamenti dai bandi del PNRR e molto spesso perché non sono stati presentati progetti a valere sui bandi disponibili. Città della Pieve è un’area interna e dei tanti fondi europei destinati esclusivamente alle “aree interne” non siamo stati in grado di intercettarne a sufficienza. È necessario puntare ad un potenziamento di professionalità tecniche ed amministrative, all’occorrenza anche esterne, per permettere di essere quanto più competitivi nelle progettualità e nella capacità di reperire fondi comunitari, nazionali e regionali che sono fondamentali per finanziare gli investimenti più importanti per la nostra città.
Nelle iniziative pubbliche che stiamo organizzando in questi giorni e nei dialoghi quotidiani con le persone è inoltre emersa spesso la necessità di intervenire in maniera più decisa sul decoro urbano. C’è la percezione di una città più sporca rispetto al passato e lasciata troppo a se stessa.
Penso inoltre che questa amministrazione si sia sempre più chiusa al proprio interno, senza fare sinergia con le amministrazioni limitrofe per costruire strategie di area vasta che potessero far uscire dall’isolamento sia Città della Pieve che il territorio di tutto il Trasimeno.
Ed infatti oggi abbiamo molto meno peso sia politico che amministrativo, in primo luogo a livello regionale.
Infine non si è dialogato con la città, è stata una gestione troppo personalistica che ha eliminato la costruzione di senso di comunità, senza condivisione di problematiche e soluzioni, senza un confronto partecipativo. Tutte le decisioni fondamentali sono state “scelte calate dall’alto”, senza coinvolgere i cittadini. E questo senso di abbandono si è percepito particolarmente nelle frazioni, che non hanno visto né una presenza nè un’azione concreta da parte dell’amministrazione.
Per concludere, tornando alla frase iniziale, sono stati cinque anni in cui l’amministrazione comunale si è preoccupata più di raccontare la propria azione quotidiana sui social, enfatizzando lavori di ordinaria amministrazione come se fossero straordinari, piuttosto che di costruire un’idea di futuro per Città della Pieve. Ed è proprio così che si comporta un’amministrazione miope.

Credo che prima di pensare alle proposte ed alle cose da fare è sempre opportuno dare un giudizio sulla situazione su cui si intende operare. Quale giudizio dai della situazione economica e sociale di Città della Pieve?

In generale, purtroppo, la situazione economica in Italia ed in Umbria è complessa, soprattutto in quest’ultimo periodo. Città della Pieve può ancora considerarsi, all’interno della regione, una sorta di isola felice ma dobbiamo guardare al futuro e pensare a dare continuità a questa situazione. E’ fondamentale costruire nuove opportunità per i nostri giovani e per chi ha scelto di vivere nel nostro territorio, sostenendo tutte le attività che già sono presenti e agevolando nuovi investimenti.
Da un punto di vista sociale, nonostante la presenza di numerose associazioni che operano attivamente nel territorio, c’è purtroppo la percezione di un aumento di situazioni di disagio e di fragilità che, soprattutto negli ultimi anni, coinvolgono anche fasce di età molto giovani. Occorre secondo me aprire un dialogo con le altre istituzioni presenti nel territorio e con le associazioni, costruendo una rete in grado di attenzionare le problematiche e lavorare sui bisogni e le esigenze dei cittadini più deboli.

Per la regione si voterà, in Umbria qualche mese dopo. La Regione di destra non sembra avere cambiato atteggiamento rispetto alla Regione di sinistra che l’ha preceduta per tanti anni. Questa area di confine e Città della Pieve, non sono in cima ai pensieri ed ai progetti di Perugia. Che me pensi?

Purtroppo la Regione di destra ha fatto quello che aveva promesso in campagna elettorale, soprattutto per quanto riguarda il tema della sanità. Mancate assunzioni e blocco del turnover, la crescita di liste di attesa per qualsiasi tipo di visita specialistica o diagnostica stanno portando allo smantellamento della sanità pubblica. Chi può farlo, si rivolge al privato per le prestazioni sanitarie di cui necessita, altri rinunciano a curarsi o a fare accertamenti sul proprio stato di salute. Questa situazione è inaccettabile. I servizi sul comprensorio del Trasimeno sono diminuiti e le promesse elettorali di ospedali e servizi sul territorio rimaste disattese.
Con questa premessa è chiaro che territori di confine come Città della Pieve siano ulteriormente penalizzati.
La disattenzione della Regione nei confronti del nostro territorio si è inoltre palesata sul tema delle infrastrutture. Con il PNRR si potevano cogliere molte opportunità, soprattutto su questo tema.
Il completamento dei lavori sulla Pievaiola, lo sfondamento della SP309 per il collegamento Chiusi – Perugia sono alcuni dei treni persi. Nonostante l’attuale amministrazione Pievese sia espressione della stessa destra che governa la Regione, poco o niente si è riuscito ad ottenere.
Va riacquistata una capacità di dialogo, soprattutto progettuale, con la Regione Umbria e gli altri enti sovraordinati per far comprendere le potenzialità inespresse del nostro territorio e pretendere quell’attenzione che sta mancando da tempo. Per far questo è necessario non soltanto colloquiare con l’area del Trasimeno, ma anche con la vicina Valdichiana; un progetto di sviluppo territoriale più ampio è quello che oggi serve per intercettare risorse e raggiungere l’obiettivo della crescita economica.

Se mi dovessi riassumere i tre progetti fondamentali su cui intenderesti lavorare con la tua squadra per il futuro di Città della Pieve, non solo verso il 2029, ma anche oltre, quali sarebbero?

Quando si ragiona di futuro, non si può non partire dalle giovani generazioni e dai servizi collegati alla loro formazione educativa e sociale. Sicuramente un progetto fondamentale su cui lavorare è l’adeguamento sismico e funzionale delle strutture del polo scolastico di Città della Pieve; fornire agli studenti luoghi più sicuri ed accoglienti, con un serie di servizi che oggi mancano sarà una nostra priorità.
Altro progetto su cui investire energie è l’ampliamento dell’offerta sportiva presente sul nostro Comune; non soltanto riqualificare le strutture sportive presenti, ma anche individuare nuovi spazi da destinare a discipline non presenti o che oggi non sono nella miglior condizione di liberare il proprio potenziale. Su questo aspetto è necessario intervenire sull’intero territorio comunale, valutando le aree più adatte da poter indirizzare all’attività sportiva. Questo progetto ci darebbe anche la possibilità di ragionare in termini ancora più concreti di turismo sportivo e di vacanza active, un fenomeno in forte crescita in Italia in questi anni.
Ulteriore impegno dovrà essere necessariamente rivolto ai servizi rivolti alle persone più anziane o con fragilità ed alle loro famiglie. I cambiamenti avvenuti rispetto al passato della struttura familiare nella società attuale e una percentuale di popolazione in invecchiamento crescente, obbligano un’attenta amministrazione a lavorare per offrire soluzioni qualificate alla gestione di crescenti bisogni. Da questo punto di vista l’amministrazione dovrà sostenere interventi sul nostro territorio di ampliamento di servizi per la cura della persona, organizzare dei servizi sociali dedicati per la gestione di situazioni emergenziali e di disagio con lo scopo di orientare ed accompagnare le famiglie nelle scelte.
Un ulteriore progetto fondamentale riguarderà la gestione del territorio comunale. Per fare degli esempi mi riferisco non soltanto all’individuazione di parcheggi a servizio del centro storico, ma anche la risoluzione di alcuni problemi di viabilità che riguardano delle lottizzazioni cresciute nel tempo per numero di imprese e residenti.
In generale, comunque, credo che l’impegno maggiore dell’amministrazione comunale vada rivolto ai servizi presenti sul nostro territorio per migliorarne la qualità e renderli attrattivi e competitivi anche rispetto alle proposte dei comuni limitrofi.

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