Le dimissioni di Sergio Batino

PDCdP

Dimissioni da segretario del Partito Democratico del Trasimeno.
A volte anche gli irriducibili devono fermarsi

Le profonde divisioni che ha vissuto e continua a vivere il Partito Democratico Umbro rendono sempre più difficile un corretto e utile per i cittadini, funzionamento del partito.

Nel Trasimeno nonostante l’approvazione unitaria di ripetuti documenti che avrebbe dovuto rilanciarne l’azione e la presenza nel territorio resta l’impossibilità, a causa delle divisioni e dei pregiudizi, di svolgere qualsiasi attività politica che si confronti con serietà e assiduità ai tanti problemi che abbiamo di fronte.

Come condiviso sarebbe stata necessaria una verifica ed un rinnovo complessivo di tutti i circoli e di tutte le istanze per permettere una vera ripartenza.  In troppe situazioni i circoli non vengono, da molto prima del covid, più riuniti e nei pochi incontri svolti, anche in questo periodo, non si affrontano problematiche di interesse del territorio in cui le persone vivono.  I recenti congressi sono stati quindi l’ennesima occasione persa ma è da lì che bisogna ripartire.

Di conseguenza sono a rinnovare le dimissioni da segretario del Partito Democratico del Trasimeno.  A volte anche gli irriducibili devono fermarsi.

Tra invidie, ostilità e indifferenza si ferma il mio sogno di costruire un Trasimeno forte ed unito capace di far ascoltare le ragioni della propria gente e non più solo portatore di consensi.

Le motivazioni che mi avevano portato  ha candidarmi per dare dignità a questo territorio, che registra pesanti arretratezze anche rispetto al resto della regione, naufragano di fronte ad un partito che nei piccoli centri, come in Umbria e a livello nazionale,  nonostante le sconfitte e le difficoltà elettorali, è ormai organizzato in gruppi,  più attenti agli assetti rispetto ai problemi, che si muovono con logiche che non mi sono mai appartenute e contro le quali, mantenendo l’indipendenza personale, ho rinunciato a facili convenienze.

Negli anni questo territorio ha manifestato con numerosi documenti e di prese di posizione, di cui ritengo di essere stato uno dei protagonisti, l’esigenza di un cambiamento profondo che mettesse al centro del dibattito il tessuto di centri urbani diffusi che caratterizza questa regione e che si stanno spopolando di servizi, attività e popolazione.

Resta l’esigenza di costruire un Umbria veramente policentrica e fortemente innovativa che con la qualità riesca a sostenere lo sviluppo e a creare lavoro anche nelle piccole dimensioni. Non mi sembra che questo dibattito sia aperto nel partito Democratico né in altri partiti quando proprio l’Umbria per le sue ridotte dimensioni, per la sua storia civile e politica potrebbe essere quel laboratorio che serve ad un paese in difficoltà economica e sociale e già in crisi prima del covid. L’Umbria deve veramente cambiare.

Siamo sicuramente in un momento drammatico e c’è bisogno di unità, ragionevolezza, dialogo nel partito Democratico come tra tutte le componenti civili e politiche del territorio e del paese. Ovunque dobbiamo pensare a come vincere questa nuova guerra contro la malattia ma soprattutto contro le grandi difficoltà economiche e sociali che si sono create.

Penso che tra le persone normali, di buon senso, si avverta l’urgenza e l’importanza di ricostruire: ricostruire idealità e valori, ricostruire dialogo e confronto, ricostruire obbiettivi e progetti.  Su questo voglio impegnarmi e non riesco a trovare nella situazione politica attuale, e nei rapporti interpersonali con chi è necessario collaborare, le condizioni minime per provarci.

Sui problemi da quelli drammatici del lago, ai ritardi della sanità ed alle carenze delle infrastrutture, come su tutte le questioni che riguardano i diritti ed i servizi per le persone ci sarò sempre.

Ringrazio sentitamente i pochi che hanno collaborato in questi due anni difficilissimi ed hanno consentito al partito del Trasimeno, a differenza di tanta altra parte della regione, di restare in piedi. E’ un merito a cui non dobbiamo rinunciare come quello che rivendico personalmente di non avere mai risposto a capibastone o correnti. E questo si paga.

Sergio Batino

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